La sua prima parola francese.

Ieri per la prima volta ho sentito Elisabetta parlare in francese. Ed ovviamente è capitato in un momento in cui ero solo e non potevo né avere riscontri, né gongolarmi come un pavone. Per la cronaca non era proprio un discorso complesso, ma l’ho chiaramente sentita pronunciare la sua prima franco-parola contestualizzata. Era ora! Erano settimane che chiedevo alle maestre se c’erano progressi nell’apprendimento della lingua, ma non si erano mai sbilanciate molto.  A parte “dudù”, il peluche che tiene alla creche per fare la nanna non l’avevamo mai sentita dire altro. Dudù per noi era er PUZZA ed Elisabetta non se lo era mai filato fino a che non l’ha portato al nido. E da li è diventato il suo Best Friend Forever (BFF). Perché Puzza? Perché era uno di quei pupazzi che i genitori dovrebbero tenersi “addosso” per farlo impregnare del proprio odore e poi usare nella culla per tranquillizzare il neonato. Ma se lo tieni troppo e non ti lavi abbastanza… insomma ci siamo capiti.

Ma ritorniamo a ieri. Abbiamo deciso di dare una sistematina alla cameretta di Elisabetta e di ordinare la miriade di giochi sparsi per casa. Perciò abbiamo approvato a bilancio l’acquisto di un altro mobiletto. Ovviamente dove andare se non all’IKEA? Idea condivisa da praticamente tre quarti delle famiglie Lussemburghesi e da un quarto di quelle Belghe. Eh si perché l’IKEA si trova appena oltre il confine Lussemburghese, perché mi pare di aver sentito ci sia una legge che vieti la costruzione di magazzini più grandi di un certo numero di mq sul territorio nazionale. E allora IKEA, che non è stupida, sapete cosa ha fatto? Glielo ha costruito a 100m dal confine. Tie!

Era cosi piena che abbiamo dovuto vagare con i vassoi del pranzo, alla ricerca di un tavolo per quasi 10 minuti. E finalmente, quando ci siamo seduti, abbiamo realizzato che IKEA fa più fatturato con le sue polpettine di renna che con la serie completa di Kallax. Questo si che è vero fiuto per gli affari. Hanno pensato a tutto: tu devi solo portargli i bambini. Ti danno i  seggioloni, i bavaglioli di carta, le posate ed i piatti di plastica. È vero che li producono loro ma che organizzazione. Hanno anche il gelatino di crema da soli 50 centesimi, che noi adoriamo!!!! Sono sicuro qualcuno ci vada solo per mangiare, ma sono altrettanto certo che non riesce a tornare a casa senza aver almeno preso un pelapatate.

Noi siamo usciti con il nostro bel mobiletto. Ma è stato alla fine del pranzo che ho sentito Elisabetta parlare francese. All’inizio non mi ero accorto di niente, ma poi come un flashback nella mia mente ho ricostruito tutta la scena. Mamma era andata a riportare i carrelli con i vassoi mentre io stavo chiudendo le borse e prendendo la bambina dal seggiolone. Proprio in quel momento Elisabetta ha alzato la manina per salutare i vicini e con nonchalance, ha detto “ovuarrre”.

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